Quando arriva la sera, con le luci dei lampioni delle rive già accese, sono solito vestirmi di gran gala, indosso il vestito più bello, il mio cappotto scuro, il fifì e la camicia bianco candido, le scarpe lucide e mi avvio con gran lentezza dosando il passo fino a raggiungere l’imbarcadero. Sempre nello stesso pontile mi fermo e appoggiato al parapetto: ti aspetto. Faccio così da dieci anni ormai, il giorno è scandito dall’attesa di quel rituale che la sera porterà con se.
Il rituale della mia attesa è diventato un momento cruciale, atteso dalla gente che già all’imbrunire aspetta curiosa e ansiosa l’uomo in gran gala, che con passo lento ma aggraziato, arriva nel pontile e aspetta in silenzio. Arrivo, mi fermo, aspetto in silenzio. Trascorse alcune ore lascio cadere il solito fazzoletto bianco nell’acqua e mi allontano.
So che quel fazzoletto bianco sarà da te raccolto quando a notte fonda ogni anima pia riposerà serena. Si tu lo raccoglierai e con te lo porterai. Io non potrò vederti, non mi è concesso, ma potrò immaginare quell’ombra nella laguna che piange ancora il suo indimenticato amato.

Cosenza Gianluca